giovedì 7 agosto 2014

Possibili disturbi alimentari: L'ANORESSIA MENTALE INFANTILE

Cari genitori, finora abbiamo parlato di una corretta alimentazione che accompagna i più piccoli fino all'età di tre anni. Con oggi e la prossima settimana invece voglio introdurvi i disturbi più comuni che a volte i vostri piccini presentano: l'anoressia mentale infantile e l'obesità.
Oggi vediamo in breve la prima. Di certo si sente parlare di anoressia femminile e adolescenziale, ma oggi siamo consapevoli che questo disturbo colpisce indipendentemente dal sesso e soprattutto dall'età. 

Iniziamo con una breve descrizione dei sintomi da parte di due genitori preoccupati:

"Giorgio è un bellissimo bambino di nove mesi, attivo e sempre alla ricerca di nuove cose da scoprire. Da qualche settimana ha iniziato a manifestare una certa avversione per il cibo, preferendo invece il latte nel biberon o le tisane. Inizialmente i genitori di Giorgio non hanno dato importanza ai suoi capricci, il bambino continuava ad acquistare peso e ad essere allegro e vivace; dopo qualche erano davvero molto preoccupati. Giorgio sviluppava ogni giorno nuove manovre finalizzate ad impedire l’assunzione del cibo : chiudere con forza le labbra o protrudere la lingua impedendo all'alimento d'entrare, procurarsi il vomito, tenere la bocca aperta lasciando cadere il contenuto, sputare il cibo, girare la testa di lato, etc… I genitori di Giorgio provano a forzarlo, ad inventarsi mille distrazioni mentre lo alimentano, a sgridarlo; il bambino perde peso e la loro preoccupazione e frustrazione aumenta." 

L'anoressia essenziale precoce compare fin dalla nascita, è possibile descrivere un neonato come passivo che sembra non aver interesse né per la mamma né per il biberon. Con la crescita del bambino è probabile che si presentino altri sintomi fino ad arrivare alla diagnosi di autismo o psicosi infantili.

L'anoressia del secondo trimestre (o anoressia nervosa) può comparire tra i sei mesi e i tre anni, talvolta in occasione del cambiamento delle abitudini alimentari o svezzamento. Appare in bambini vivaci e svegli, che manifestano curiosità per l'ambiente circostante ma allo stesso modo rifiutano il cibo suscitando nella madre una reazione ansiosa. I genitori intraprendono una serie di comportamenti atti a farlo mangiare: distrarre, giocare, sedurre, tentare con la forza. Vengono coinvolti familiari e amici per dare consigli sul da farsi aumentando ancor di più l'ansia della mamma. La situazione può essere risolta facilmente: cambiando le abitudini quotidiane, spostando l'attenzione sulla costruzione di una relazione più positiva ed evitando di associare il momento del pasto ad un vissuto di angoscia. Intervenire in questa situazione è di fondamentale importanza. Il rifiuto del cibo è una comunicazione forte a cui è compito dell'adulto rispondere in maniera adeguata. I genitori dovrebbero riuscire ad equilibrare il bisogno del bambino d'avere sia più autonomia sia limiti chiari e definiti. Non è facile mettere in pratica una regola apparentemente così semplice: ogni genitore si porta dietro i propri conflitti irrisolti sull'autonomia ed il controllo, frutto delle relazioni con i propri genitori. Molto frequenti e diffusi sono l'eccessiva selettività nei confronti dei prodotti alimentari, ad esempio un bambino che mangia solo due o tre tipi di cibo, e la difficoltà ad accettare i nuovi sapori.

In particolare, viene fatta la distinzione tra anoressia semplice e anoressia mentale grave.
La prima è un'alterazione dell'alimentazione transitoria e di reazione allo svezzamento o a cambiamenti di vario genere mal tollerati dal bambino; spesso tale disturbo è alimentato dallo scorretto comportamento della madre che reagisce al rifiuto del cibo da parte del figlio con sentimenti di angoscia che la spingono a forzarlo a mangiare; se la madre persiste in questo comportamento, l'anoressia semplice si cronicizza in una forma grave.

Di solito si identifica il periodo compreso tra i 5 e i 24 mesi fondamentale per lo sviluppo dell'identità: è infatti il periodo in cui si struttura una separazione e una differenziazione del bambino dalla mamma, in modo da intraprendere un cammino autonomo verso l'individuazione. L'anoressia si configura pertanto come un bisogno di regredire a una fase antecedente, negando il processo di individuazione e riaffermando la totipotenza originaria. Il bambino si accanisce pertanto sul corpo, in quanto il corpo come portatore di identità appare il responsabile del doloroso distacco dalla mamma; allo stesso tempo anche la figura materna, evocando lo spettro della separazione, diventa persecutoria e pertanto la guerra contro il cibo diviene un modo per negare la mamma nutrice e il nutrimento stesso come simbolo di esistenza autonoma e di vita.

Anche se rari, vengono segnalati casi di anoressia nell'età della scuola primaria. Di fronte al cibo il bambino può mostrare disinteresse e opposizione. Alternando periodi di digiuno a periodi durante il quale magia meglio, ma mostrandosi capriccioso e preferendo solo alcuni alimenti. Il vomito è frequente e si presentano difficoltà nel dormire, collere intense e singhiozzo.

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